Ricostruzione virtuale della Villa |
L'evento fu fortuito perchè, mentre si procedeva al di sotto di uno strato di lava dell'eruzione del 1631, vennero fuori alcuni frammenti di marmo. Continuando nello scavo si giunse ad un'exedra circolare sopraelevata, ricoperta di un pavimento a intarsio di marmi policromi: si era arrivati al belvedere di una sontuosa villa di grandi dimensioni. In una galleria si seguì un lungo muro che altro non era che il muro di fondo di un ambulatio di un solarium, cioè di una lunga terrazza riparata a nord dal muro ed esposta a sud verso il mare e destinata forse alle passeggiate post prandium. Dalla lunga galleria si giunse ad alcuni ambienti che precedevano un immenso peristilio, circondato da colonne, al centro del quale era una grandiosa piscina. Fra gli intercolumni del peristilio, nella zona del giardino, al bordo della piscina, erano le statue che ora sono conservate nel Museo Nazionale di Napoli. Si arrivò poi al tablinum e in due punti diversi dell'ambiente si trovarono svariati papiri, in gran numero latini. In tutto furono trovati 850 rotoli. Gli scavatori borbonici non compresero subito che si trattava di papiri; a prima vista in effetti sembravano dei carboni. Con un occhio più attento compresero che non erano semplici carboni, avendo delle misure regolari, e all'inizio si pensò a involti di stoffa, a reti per caccia e pesca. Secondo una testimonianza antica, in seguito allo spezzarsi di uno di essi, si notarono delle lettere e si comprese si trattassero di testi scritti.
Da quel momento in poi iniziò la difficile operazione di svolgimento dei papiri.
Vennero mandati al Museo di Portici dove nacque l'Officina dei papiri ercolanensi.
Alcuni di essi vennero persi proprio durante i tentativi del loro svolgimento.
Dopo aver provato diverse tecniche, utilizzando il mercurio, l'acqua di rose, senza esito, si affidò il compito all'abate Antonio Piaggio, il quale ideò una famosa macchina con la quale sono stati svolti la maggior parte dei rotoli di papiro.
I papiri hanno restituito anche testi inediti come il "Sulla musica" di Filodemo e l'XI libro dell'opera fondamentale di Epicuro, "Della natura".
Il nucleo originario del patrimonio librario ercolanense si formò in Grecia e fu successivamente portato in Italia forse da Filodemo stesso in occasione del suo trasferimento a Roma e poi ad Ercolano. Ad esso poi si aggiunsero testi filodemei copiati su suolo italico.
A chi apparteneva questa sontuosa Villa ad Ercolano? Da momento che i testi restituiteci dalla biblioteca sono opere di Filodemo, filosofo epicureo, e la Villa è un edificio sontuoso, ricco di arredo non comune per quantità e qualità, doveva appartenere a un personaggio di ceto e censo elevati e poichè sappiamo da Filodemo stesso e da Cicerone che il filosofo di Gadara era amico e protetto da Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare, si è supposto che la Villa appartenesse proprio alla famiglia dei Pisoni. Quest'ipotesi è ancora oggi quella più probabile e accettata da tutti.
La costruzione della Villa è datata tra il 60 e il 50 a.C.
Dopo la seconda metà del 1700 altri scavi furono effettuati nel 1980. Nel 1986 iniziarono le attività di scavo a cielo aperto. Venne riaperto un pozzo borbonico, il pozzo Veneruso, grazie al quale gli archeologi si trovarono in prossimità della cosiddetta "colonna gemina" in corrispondenza cioè del passaggio tra il grande giardino rettangolare e gli ambienti dei tablinum, ovvero le stanze in cui furono trovati i primi papiri. Il sopralluogo continuò anche nel pozzo "Ciceri 1" e si potè stabilire con certezza la planimetria della villa.
Planimetria di Weber |
Villa dei Papiri oggi |
Una bellissima ricostruzione virtuale della magnifica Villa dei Papiri di Ercolano si può ammirare al M.A.V. di Ercolano, dove si può rivivere l'atmosfera e la magia di quella biblioteca in cui migliaia di anni fa studiosi da ogni dove venivano per consultare testi e per discutere di filosofia.
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