L’arte è ancor più meravigliosa quando rappresenta la realtà, che sia anche cruda e orribile, perciò nella Giornata della Memoria vorrei raccontarvi la storia di Aldo Carpi, un pittore deportato in un campo di concentramento austriaco che trovò la salvezza grazie alle sue opere d’arte.
Aldo Carpi nacque a Milano il 6 ottobre del 1886. Si diplomò all’Accademia di Brera con il massimo dei voti e due anni dopo già esponeva le sue opere alla Biennale di Venezia, un vero e proprio genio. Dopo aver partecipato come volontario alla Prima Guerra Mondiale, anche se era fortemente contrario, tornò alla sua attività di pittore realizzando nel 1927 le vetrate della Basilica di San Simpliciano a Milano. Era titolare di cattedra all’Accademia di Brera.
Antifascista e nipote di un ebreo convertito al cristianesimo, nel 1944 viene arrestato dai fascisti, non perché fosse ebreo ma perché “colpevole” di aver difeso una sua alunna israelita maltrattata dagli altri docenti e dai compagni. Fu proprio un suo collega a raccontare l’accaduto ai fascisti. Si narra che avrebbe potuto sfuggire all’arresto ma decise di farsi trovare a casa (era sfollato in Brianza con la moglie e suoi sei figli) per salvare probabilmente i figli, attivi nella Resistenza. Uno dei sei figli, il diciasettenne Paolo, però, venne catturato e portato prima a Flossenburg e successivamente nel campo di sterminio di Gross-Rosen, dove fu ucciso dai nazisti con una iniezione.
Carpi venne portato al carcere di San Vittore, successivamente deportato a Mauthausen e, infine, a Gusen, che ne era una specie di sottosezione, dove scrisse su alcuni foglietti, che conservava nelle tasche del pigiama, sotto forma di lettere rivolte alla moglie, uno sconvolgente diario che verrà poi pubblicato con il titolo di “Il Diario di Gusen”.
"La spiaggia" (Foto di museomaga.it) |
Grazie all’aiuto di un medico riuscì a conservare il suo “diario” e altri disegni che raccontavano il dolore e la sofferenza di quei campi, in un luogo segreto.
Finita la guerra venne nominato direttore dell’Accademia di Brera e, come molti sopravvissuti dell’Olocausto, faceva faticare a raccontare le atrocità vissute in quegli anni. Fu la figlia Giovanna che trascrisse e pubblicò quei foglietti del padre affinchè tutti potessero conoscere e non dimenticare la pagina più terribile della storia dell’umanità.
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Fonti:
Enciclopedia “Treccani” online
reportage.corriere.it/senza-categoria/2015/aldo-carpi-il-pittore-deportato-salvato-dai-suoi-disegni-
shoah-memoria/
www.deportati.it/recensioni/diario_di_gusen.html
www.anpi.it/donne-e-uomini/2340/aldo-carpi
www.museomaga.it/