In occasione della fine dell'anno ho pensato di fare un ripasso o meglio capirci qualcosa di più sul nostro calendario, in particolare soffermandomi sulle sue origini e sul suo cambiamento nel corso del tempo.
Il calendario che seguiamo attualmente è quello cosiddetto "gregoriano" che prende il nome da Papa Gregorio XIII il quale attuò una riforma, su suggerimento di una Commissione, sul preesistente calendario "giuliano".
Prima di giungere al calendario adottato oggi vorrei proporvi un breve excursus sui calendari delle diverse civiltà.
Nelle regioni della Babilonia e dell'Assiria nella prima metà del II millennio a.C. fu imposto un unico calendario lunare, basato su un anno di 12 mesi, di 29 o 30 giorni che iniziavano la sera; tra le antiche feste mensili del novilunio e plenilunio si inseriva anche un sacrificio nel giorno 7°, dando origine così alla settimana.
Nell'Antico Egitto il giorno era diviso in 24 ore, il mese in 30 giorni e l'anno in 365 giorni. All'anno così composto si aggiungevano 5 giorni non inseriti nei mesi. Le stagioni erano tre: quella dell'inondazione, quella dell'uscita della terra dalle acque e quella della raccolta.
In Grecia l'anno constava di 12 mesi lunari alternativamente di 29 o 30 giorni; per ovviare all'inconveniente di un anno di 354 giorni si escogitò l'introduzione di un mese supplementare che veniva aggiunto con criteri diversi dalle varie poleis elleniche.
Il problema comune di questi calendari è quello dello "scollamento" fra anno solare e anno civile, perchè il secondo non può essere esattamente uguale al primo che misura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi.
Nell'Antica Roma, ai tempi di Romolo, sembra che l'anno civile fosse di 304 giorni, diviso in 10 mesi, dei quali, 6 di 30 giorni e 4 di 31. I nomi dei mesi erano quelli attuali ad eccezione di gennaio e febbraio che non esistevano perchè l'anno si faceva partire dal mese di marzo. Il mese di luglio era chiamato Quintilis, cioè "quinto mese", cambiato successivamente in Julius in onore di Giulio Cesare. Così anche per il mese di agosto chiamato inizialmente Sextilis, cioè "sesto mese", cambiato poi in Augustus, a motivo del fatto che in quel mese riportò tre vittorie e mise fine alle guerre civili. I nomi dei mesi successivi è evidente che erano così chiamati essendo il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese dell'anno.
Riguardo il fatto che mancavano in questo calendario gennaio e febbraio si ipotizzava che i Romani avessero ereditato quel calendario da una popolazione indoeuropea che abitava in quale luogo presso il Polo Nord dove in quei due mesi dell'anno vi era totale mancanza di luce. Quando questo popolo migrò al Sud dovette adeguare il calendario così come fecero i Romani aggiungendovi due mesi. Secondo la leggenda fu Numa Pompilio ad aggiungere i due mesi e a portare l'anno a 355 giorni.
Tuttavia la differenza di circa dieci giorni e mezzo fra l'anno solare e quello di Numa Pompilio provocò in breve tempo un distacco tra l'andamento delle stagioni e quello dell'anno civile, Per ovviare a questo inconveniente si tentò di aggiungere ogni due anno un tredicesimo mese che avrebbe dovuto essere alternativamente di 22 o 23 giorni, ma anche questa soluzione sembra non risolse il problema.
Fu Giulio Cesare nel 46 a.C. ad attuare una riforma del calendario, forse dietro suggerimento dell'astronomo Sosigene; stabilì che la durata dell'anno fosse di 365 giorni e che ogni quattro anni si sarebbe dovuto intercalare un giorno complementare. L'anno di 366 giorni fu detto "bisestile" e il giorno complementare doveva cadere sei giorni prima delle calende di marzo. In questo modo si attuò il cosiddetto calendario "giuliano" di 365 giorni diviso in 12 giorni alternativamente di 30 o 31 giorni, ogni quattro anni febbraio era di 29 giorni e i mesi di gennaio e febbraio da ultimi divennero i primi due mesi dell'anno.
Anche questo calendario portò degli errori facendo cadere l'anno bisestile ogni tre anni invece che quattro costringendo successivamente a rimettere a posto le cose.
Infine nel 1582 Papa Gregorio XII attuò una nuova riforma, da qui il nome di calendario "gregoriano". Con tale riforma si stabilì che dovessero essere comuni (anziché bisestili) quegli anni secolari che non fossero divisibili per 400. Quindi, in definitiva, rimangono bisestili tutti gli anni non terminanti con due zeri e divisibili per 4, e quegli anni terminanti con due zeri ma divisibili per 400. Dalla data della riforma a oggi, dunque, fu bisestile l'anno 1600, non lo furono gli anni secolari 1700, 1800 e 1900, mentre lo è il 2000. La differenza fra il calendario gregoriano e quello giuliano è che il primo conta solo 97 anni bisestili nel corso di 400 anni, anziché 100 anni bisestili, come invece fa il secondo. Ciò significa anche che ogni 400 anni vi sono 97 giorni che si aggiungono ai 365 di ogni anno comune; e siccome 97 giorni equivalgono a 97 x 24 x 60 x 60 = 8.380.800 secondi, dividendo questa cifra per 400 abbiamo una media annua di 20.952 secondi, equivalenti a 5 ore, 49 minuti primi e 12 secondi. Quindi l'anno civile medio risulta di 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi, con una differenza per eccesso di soli 26-27 secondi da quello solare. Ciò comporta la differenza di un giorno dopo circa 30 secoli, o meglio, di tre giorni ogni 10000 anni.
Al di là di tutti questi conti, ancora una volta possiamo dire che per secoli un sistema adottato dai Romani sopravvive oggi seppure con qualche piccola differenza.
Fonti:
- Enciclopedia Italiana Treccani
martedì 30 dicembre 2014
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